"In Italia quando io avevo vent’anni ci si autoproduceva per un’urgenza personale fortissima, con attitudine punk, decisamente più grezza. Adesso l’atmosfera è cambiata, però fino a qualche anno fa le fanzine erano ancora tutte fatte alla cazzo, contava il forte bisogno di esprimersi. Questo era determinato anche dalla ristrettezza dei mezzi: a parte forbici, colla, cucitrice e fotocopiatrice non c’erano molti altri strumenti alla portata di tutti. Partendo dalle prime esperienze con “Aneurisma”, passando per “Canicola” fino a quando ho iniziato a lavorare al mio primo libro a fumetti, Yeti, ho sempre trovato energia nei gruppi, a costo però di sacrificarvi parte della mia identità. Solo quando mi sono trasferito a Parigi, con la grande solitudine che comporta arrivare in una città straniera, ho cominciato a trovare la mia voce. Ora, se mi capita di collaborare con una rivista autoprodotta come “Papier Gaché” o di progettare un libro con uno dei colleghi con cui ho preso in affitto un atelier, non è più un compromesso, ma finalmente una scelta per il puro piacere di creare qualcosa assieme. Non ci si può limitare a consumare, il vero divertimento è nel fare le cose!" (Alessandro Tota)
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